IL DERLO
IL DERLO

ANTICHI MESTIERI CIMBRI.

I DERLARI DI SELVA DI PROGNO

Uno degli antichi mestieri dei Cimbri del quale si va ormai, perdendo la memoria, era quello del derlaro .

Il derlo, (gerlo) rigorosamente al maschile, era il mezzo ideale per trasportare, sugli impervi e ripidi pendii che caratterizzano il nostro territorio, materiali quali: fogliame, terra, letame, rissi (castagne nel riccio), noci, patate, ecc. Naturalmente l'ampiezza del derlo dipendeva dal tipo di materiale trasportato; per ovvie ragioni il derlo da letame o da terra era molto più piccolo di quello da foglia o da ricci. Talvolta ne costruivano di piccolini a uso giocattolo. Un tempo per un bambino ricevere a Santa Lucia un derletto , a sua misura, con dentro castagne , alcune caramelle, o una stecca di mandorlato acquistato alla sagra di S. Andrea, ( 30 novembre) era una vera gioia!

Costruzione di un derlo

La costruzione dei derli avveniva di sera nelle stalle, durante i filò o quando il brutto tempo impediva di effettuare lavori all'aperto quali: la fienagione, il taglio della legna, ecc.

Tutta la materia prima viene fornita dal bosco. Un paio di mesi prima si tagliano con luna buona i legni idonei alla costruzione: faggio, noce, acero per il fondo e il traverso vicino all'orlo; frassino per le stecche che andranno a formare l'intelaiatura; nocciolo per le marele che compongono l'intreccio, il bordo, costituito da robusti polloni intrecciati e le strope che fungono da bretelle.

Si parte col sagomare l'assicella rettangolare del fondo al quale vengono praticate delle scanalature nelle quali vanno inserite le stecche di frassino in senso verticale le quali, a loro volta, andranno " intessute" in senso orizzontale con le marele, ovvero lunghe striscioline di nocciolo che andranno via, via, a raggiungere il bordo il quale andrà ultimato con un intreccio di robusti polloni di nocciolo. Tali polloni, tagliati con luna buona, ( luna vecchia) almeno dieci giorni prima dell'uso, per poter essere attorcogliati a dovere, abbisognano di essere scaldate. Per questo, esisteva in contrada un forno comunitario adatto allo scopo. Quella dell'intreccio del bordo è un'operazione impegnativa che richiede l'impiego di due persone. Per una maggiore aderenza all'intreccio, il derlo viene immerso per qualche ora nell'acqua. Ultima operazione è l'applicazione delle strope , le bretelle che consentiranno di portarlo sulla schiena.

I più apprezzati derlari della Lessinia provenivano da Selva di Progno : Emilio, Pietro, Romano, Gino e Davide Rezzele; Bruno, Guido e Attilio Ferrazzetta, (tutti di contrada Bernardi) e Rino Branzi di contrada Dosso.

Sia i casati dei Rezzele che dei Ferrazzetta provenivano da Giazza da dove erano emigrati in contrada Bernardi nel corso dell'Ottocento. Naturalmente, da bravi artigiani del legno, sapevano costruire anche cesti, rastrelli, manici per attrezzi agricoli e suppellettili da cucina.

Beniamino e Giuseppe Rezzele ricordano che, ancora ragazzini, almeno una volta al mese partivano insieme al padre Emilio, il sabato pomeriggio con una catasta di derli sulle spalle, infilati l'uno dentro l'altro, dal più grande al più piccolo, intraprendendo un lungo viaggio a piedi verso i paesi della Lessinia centrale ed occidentale: Velo, Val Squaranto, Valdiporro, Boscochiesanuova. La notte dormivano in qualche teda (fienile) messa a disposizione da conoscenti. La domenica mattina si trovavano così sul posto per commerciare il loro prodotto nelle varie piazze. Nei primi anni '60 il costo di un derlo andava, a secondo della grandezza, da 1000 a 3000 lire, rappresentando così una discreta risorsa per l'economia delle famiglie.

Una volta all'anno si recavano fin su a Cerna attraverso un faticoso e lungo percorso che toccava i paesi di Velo, Roverè, Cerro, Stallavena e su a Fane e quindi a Cerna.

Un appuntamento importante era la sagra di fine settembre all'eremo di San Moro a San Mauro di Saline; essendo la zona ricca di castagni, erano molto richiesti i derli da rissi, i più grandi, dopo quelli da foglia.

Naturalmente durante queste trasferte si davano un gran daffare per vendere tutta la loro merce, anche per non fare la strada del ritorno con ancora peso sulle spalle. Il buon Emilio però, piuttosto che svenderli, se li riportava a casa o li lasciava in giacenza presso un'osteria per esser venduti la volta seguente.

Oggi, con l'avvento dei mezzi meccanici, il glorioso derlo, prezioso mezzo di trasporto di derrate varie, è finito in soffitta.

Oggi, a perpetuare quest' antica arte sono rimasti Giuseppe e Beniamino Rezzele i quali, hanno appreso l'arte fin da bambini dal padre Emilio. Con vera passione costruiscono gerli e cesti che fanno bella mostra nelle nostre case, non tanto con la loro antica funzione ma come oggetti d'ornamento.

                                                                                                                                                                                            A. Stringher

"Le Sarte"
"Le Sarte"
"Selva 1933"
"Selva 1933"
"Albergo Piazzola"
"Albergo Piazzola"

OSTERIE, BOTTEGHE E ANTICHI MESTIERI DEL PAESE

A partire dal primo '800 vi fu in paese un brulicare di osterie e boteghete, pronte a soddisfare i bisogni della popolazione. Un documento del 1817 registra in paese due esercizi: l'osteria di Cristiano Petterlini e la vendita d'acqua vite e liquori di Santo Ramponi.

Nel 1836 gli esercizi sono i seguenti: Petterlini Cristiano, osteria; Anselmi Placido, venditore di acquavite al minuto; Ramponi Candido, vendita al minuto di farina, olio, utensili di terra, fornaio e pizzicagnolo; Piazzola Gaetano, vendita farina, olio e vasellame di terra; Gaule Lorenzo, farina, olio e vasi di terra.

Sul finire dell'800 Menegazzi Pietro apre sulla piazza del paese una bottega dove vende un po' di tutto: generi alimentari, stoffe, attrezzi agricoli, recipienti di terracotta, chiodi, candele, ombrelli.

Negli ultimi decenni dell'Ottocento gli esercizi aumentano a sette:

Trattoria Zumerle Edvige - Osteria Pellicari Adriano - Trattoria Anderloni Benvenuto -  Osteria Camillotti Anna Maria - Osteria Corbellari Faustino – Fiaschetteria dei Longhini - fiaschetteria Petterlini in contrada Dosso, adiacente la mulattiera che scende dai Covoli.

Tre i motivi che giustificano un così alto numero di pubblici esercizi in un paese così piccolo:

- il fenomeno del contrabbando con la presenza di finanzieri e contrabbandieri; 

- Il movimento di truppe per esercitazioni militari in montagna;

- il passaggio di carrettieri e commercianti che da Velo, Giazza, Campofontana, scendevano a valle per i loro commerci e disbrigo di affari.

Le botteghe – Due erano le botteghe di generi alimentari: Alimentari Cazzola, nella zona nord del paese e Alimentari Cappelletti, situata nei pressi della piazza. Dietro l'albergo Anderloni, prospiciente al torrente, vi era la botegheta dei scarpari (Pietro, Luigi e Giovanni Gaule) impegnati ad aggiustare, produrre e vendere scarpe. Nel 1920 Adolfo Vinco acquista da Pietro Menegazzi la casa con bottega sita in piazza; una specie di emporio dove si vende un po' di tutto: stoffe, cappelli, ombrelli, reti, materassi, sedie, vetri per le finestre, cariole, chiodi, brocche per le sgalmare e svariati attrezzi agricoli.

Le sarte piccola bottega gestita dalle sorelle Flora, Idelma e Olga Piazzola nella quale si acquistavano articoli di merceria, abbigliamento intimo, biancheria e negli ultimi anni anche giornali. Il padre Floriano era il sarto del paese.

I paroloti – (famiglia di Bortolo Nordera) aggiustavano e rifacevano il fondo dei paioli di rame, usati giornalmente per cuocervi la polenta e quindi soggetti ad usura.

I pistori (fam. Pellicari) gestivano il forno del paese e garantivano il pane fresco a tutta la comunità.

El becar – Erminio Cappelletti gestiva la macelleria situata a inizio paese nell'ex caserma dei carabinieri.

El frutarol in un locale di una casetta della piazza funzionò per alcuni anni un negozietto di frutta e verdura.

Antichi mestieri -

L' arte del carbonaio - Fino agli ultimi decenni dell'800 nei boschi che circondano il paese si produsse carbone. Ne sono testimonianza le numerose poste di carbonaie sparse nei boschi.

I calcaroti – Numerose erano le calcare, sparse tra boschi e prati, nelle quali venivano cotti i sassi calcarei per la produzione della calce. A Selva, fino agli anni '50, rimase attiva " La Società della calcara" i cui soci producevano calce per la vendita a terzi.

Derlari e sestari – Costruire derli era un'attività artigianale caratteristica delle famiglie Ferrazzetta e Rezzele di Contrada Bernardi. Arte che richiedeva perizia, esperienza e conoscenza delle varie essenze dei legni impiegati. In contrada Sparpani, le famiglie Xamo e Corbellari erano specializzate nella costruzione di cesti di varia foggia.

A. Stringher

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